martedì 2 giugno 2020

Leopardi tra filosofia e tecnologia. Step 20

Per scrivere le righe che seguiranno su Leopardi e il suo rapporto con la tecnologia, ho letto per la prima volta nella mia vita lo Zibaldone, e devo ammettere che è stupendo. La fluidità di pensieri che si susseguono permettono al lettore di entrare nella mentalità del grande poeta e di capire a fondo la sua poetica. Già da una lettura superficiale dell'opera si può intuire che Leopardi non era tra i pensatori più tecnofili, considerando anche che la sua produzione è post-illuminista, contrapposta agli ideali che hanno caratterizzato la fine del '700.  Ma, analizzando alcuni discorsi che il poeta di Recanati ha messo per iscritto sulla natura, si può notare come vengano collegati intrinsecamente l'uomo e la curiosità, causa prima del progresso tecnologico. Per esempio nel Febbraio del 1821 scrive:
"La curiosità o il desiderio di conoscere non è per la massima parte, se non l'effetto della conoscenza. Esaminate la natura, e vedrete quanto la curiosità sia piccola, leggera e debole nell'uomo primitivo; come non gli cada mai nella testa il desiderio di saper quelle cose che non gli appartengono, o che sono state nascoste dalla natura;[...] La curiosità, qual è oggidì, e da gran tempo, è una di quelle qualità corrotte, con uno sviluppo e un andamenti non dovuto, come tante altre qualità, passioni ec. buone ed utili, anzi necessarie in quel grado che la natura aveva dato loro, ma pessime e mortifere, quando sono passate ad altri gradi, e sviluppatesi più del dovere e modificatesi diversamente."
In questo passaggio si denota la diffidenza del poeta nei confronti della tecnologia e della curiosità, lasciando spazio ad un dibattito sulla corruzione dovuta alla corruzione della tecnica.

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